Brienza
Temi: Brienza - Mezzi: a piediIn età antica Brienza era nota con il toponimo Burgentia, esso deriva dalla radice germanica Burg, luogo fortificato, e dal termine latino Gens, che significa famiglia, razza, come attestato anche da Giacomo Racioppi. In seguito venne adottato ed è tuttora in uso il toponimo Brienza. Secondo il Diefenback, il radicale della parola Brienza ossia “Brie” o “Bria” (che in francese significa formaggio) indica un luogo “ubi fiunt boni casei” (ossia dove si producevano buoni formaggi), e ciò ci fa comprendere che la città fosse una comunità di pastori e contadini di origine germanica.
Il territorio è stato abitato fin da epoche molto remote, come attestato da alcuni reperti dell’età del bronzo venuti alla luce nel territorio limitrofo. La presenza di piccole comunità è proseguita nel corso dei secoli, come testimoniano alcuni ritrovamenti di materiale ceramico accanto ad una capanna, di una villa rustica, databile intorno al I sec. d.C., e di una serie di tombe appartenenti al periodo tardo-antico, in località Sant’Elena (contrada Braide). La sempre maggiore presenza umana è documentata dal ritrovamento di tombe e monete di età imperiale in località Pozzi, Schiavi e nell’area della cappella di Santa Elisabetta.
Intorno al V-VI secolo d.C., sul cosiddetto Colle Maggiore si sviluppa il primo nucleo abitato in un’area successivamente denominata “Trucedda”, essa si sviluppava nella zona attualmente occupata dai ruderi della Chiesa di San Martino, risalente al VIII-IX secolo d.C.
La successiva espansione dell’abitato occupò l’intero versante del colle esposto a mezzogiorno. Nel periodo della presenza normanna, XI secolo, epoca a cui risale il primo documento a noi noto che ci parla di un castrum Burgentiae, molto probabilmente edificato su un precedente Mastio di epoca longobarda, il borgo inizia a svilupparsi anche sul versante opposto dove sono tutt’ora presenti edifici civili e religiosi.
L’attuale Borgo colpisce il visitatore con il suo fascino immediato e misterioso che fa di Brienza uno dei centri di origine medioevale più interessanti dell’intera penisola. Il territorio, fu governato nel corso dei secoli, da diverse famiglie feudali. Contea normanna ai tempi di Guglielmo d’Altavilla, successivamente fu affidata da Federico II al nobile Gentile da Preturo e, successivamente, dagli Angioini al Pancellis, divenendo parte del Principato Citra. Il 2 novembre 1428 la regina Giovanna II d’Angiò vendette al nobile Caracciolo la terra di Brienza per 1000 once. Il principe Litterio Caracciolo, a cavallo dei secoli XVIII-XIX, apportò notevoli miglioramenti all’abitato di Brienza favorendo al contempo condizioni di vita più decorose per i suoi abitanti.
Brienza è tra i pochi paesi della Basilicata che ha conservato quasi intatta, la sua struttura architettonica risalente al periodo medioevale.
- Chiesa di San Michele dei Greci: La Chiesa di S. Michele Arcangelo, successivamente denominata San Michele dei greci in quanto dal sedicesimo secolo in poi vi si officiava secondo il rito greco-ortodosso. Si presente con unica navata rettangolare, in cui l’aula destinata ai fedeli è leggermente sottoposta rispetto all’area sacra. La chiesa è impreziosita al suo interno da pregevoli affreschi raffiguranti scene ed immagini sacre.
- Chiesa di Santa Maria Assunta: (più informazioni nella scheda allegata)Chiesa madre di Brienza edificata tra l’XI e il XII secolo (in stile romanico), la struttura sorge alle pendici del castello. Si presenta a pianta rettangolare con 3 navate ed un’ampia zona absidale a chiudere l’area presbiteriale che risulta rialzata rispetto all’aula destinata ai fedeli. Nel 700 la chiesa pur mantenendo l’impianto originario fu oggetto di importanti lavori di ampliamento e ammodernamento secondo il gusto tipico di quel periodo. Proprio in seguito a quei lavori il campanile romanico edificato accanto alla facciata principale fu accorpato all’edificio principale. Al suo interno conserva una preziosa cantoria lignea completamente affrescata risalente al diciottesimo secolo, alcune sculture in legno di pregevole fattura e dipinti di notevole pregio.
- Chiesa di San Zaccaria: (più informazioni nella scheda allegata) Appena fuori dal borgo medioevale è situata la Chiesa di San Zaccaria, eretta agli inizi del XIII secolo. Il monumentale portale in pietra e un pregevole quadro raffigurante la circoncisione di Gesù, sono tra le opere più importanti che si possono ammirare in questa Chiesa, adornata da preziosi affreschi risalenti a diverse epoche.
- Cappella della Madonna del Carmine: Un tempo di proprietà della famiglia Caracciolo e da questi nel corso dell’800 ceduta a Mons. Michele Falce. Da allora la cappella, che custodisce un’importante tela raffigurante San Pasquale attribuibile al Giampietro, è di proprietà privata.
- Chiesa di San Giuseppe: (più informazioni nella scheda allegata) Edificata nel 1630 per volontà di Don Giacomo Manzolillo, presenta interessanti affreschi, opera di Leonardo Giampietro, l’attuale chiesa è di dimensioni notevolmente ridotte rispetto all’impianto originario a causa dei lavori stradali eseguiti per realizzare l’attuale Via Roma
- Chiesa della SS. Annunziata e Convento dei Frati Minori Osservanti: (più informazioni nella scheda allegata) Sul cd colle minore dell’abitato di Brienza sorge il complesso monastico, fondato nel 1570, costituito dalla Chiesa della SS. Annunziata e dal Convento dei Frati Francescani Minori Osservanti, oggi sede del municipio. La Chiesa si presenta a pianta longitudinale con navata unica, scandita perimetralmente da dieci altari. Di particolare pregio sono due tavole: “La Pietà” incorniciata al centro dell’arco trionfale e “L’Eterno Padre” posto al centro della parete di fondo, al di sopra del coro, entrambi databili tra il 1571 e il 1573. Nella sagrestia di notevole interesse sono: il soffitto, un tavolato completamente dipinto, firmato da Padre Felice da Francavilla e datato al 1754, una tela raffigurante la Madonna del Rosario, dipinto datato alla fine del XVI sec. e attribuito ad Antonio Stabile e il busto ligneo di San Cataldo, opera di inizio XVIII sec., attribuito allo scultore veneto Giacomo Colombo. All’interno dell’ex chiostro conventuale, è di pregevole interesse il ciclo di affreschi (XVIII secolo) raffiguranti scene sacre con particolare riferimento all’ordine francescano realizzato da Pietro di Gianpietro, ed una Deposizione del Cristo realizzata dal fratello Leonardo di Gianpietro.
- Chiesa di Santa Maria degli Angeli: (più informazioni nella scheda allegata) Un vero e proprio gioiello, sulla vecchia strada che collegava Brienza a Pietrafesa (attuale Satriano di Lucania) , è la cappella dedicata a Santa Maria degli Angeli, eretta nel 1622. È divisa in tre ambienti: l’aula destinata ai fedeli separata dal presbiterio da una pergula (alta balaustra in legno) e un Diaconicon (piccolo ambiente riservato agli officianti). La navata e il presbiterio conservano un pregevolissimo ciclo di affreschi opera di Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa.
- Cappella di Maria Santissima delle Grazie o Madonna di Schiavi: (più informazioni nella scheda allegata) La Cappella fu costruita nel 1950, in località Schiavi. Il portale d’ingresso proviene dalla chiesa di San Martino, la chiesa è a navata unica, tre archi separano l’assemblea dalla zona presbiteriale dove, in una nicchia in legno posta alle spalle dell’altare marmoreo ed al centro dell’abside semicircolare, è ospitata una statua in gesso raffigurante la Madonna col Bambino.
- Santuario del SS. Crocifisso: (più informazioni nella scheda allegata) La particolare devozione dei brienzani per il Crocifisso è fissata nella cappella che risale al 1238 quando, sul monte più alto del circondario di Brienza fu eretta, per grazia ricevuta, una semplice edicola votiva dedicata al SS. Crocifisso. La chiesa si presenta a pianta rettangolare e a navata unica con transetto rialzato. Del 1659 è il primo intervento di ristrutturazione, come riportato sull’architrave del portale d’ingresso, probabilmente realizzata per rendere grazie a Dio dello scampato pericolo dal rovinoso terremoto del 1646 o dalla peste del 1656. All’interno, nella nicchia posta sull’altare maggiore, troviamo un importante affresco risalente al 1773 raffigurante il compianto sulle spoglie di Gesù morto.
- Monumento a Francesco Maria Pagano: In piazza Municipio, denominata Piazza dell’Unità d’Italia, è situato il monumento in bronzo che ricorda la figura di Francesco Mario Pagano, giurista e patriota originario di Brienza.
- Monumento ai caduti della Grande Guerra: Monumento ai caduti della Grande Guerra sito nella villa Comunale. Il Parco della Rimembranza sorge nel cuore della cittadina, a pochi passi da Piazza G. Marconi, un tempo Largo Croce.
- Busto in marmo del magistrato Giuseppe Altavista: Busto in marmo del magistrato Giuseppe Altavista, realizzato dallo scultore burgentino Carmine Pepe. Si può ammirare nell’atrio della sede comunale.
Trovandosi in una posizione strategica (è il punto di incontro tra la Val d’Agri, la valle del Melandro e il confinante Vallo di Diano), Brienza vanta un patrimonio boschivo che copre oltre l’80% dell’intero territorio, con la presenza di una sorprendente varietà di specie arboree, che vanno dai grandi boschi di Faggio, presenti soprattutto sul monte San Gennaro (1012 m.), alle diverse varietà di querce sparse su tutto il territorio (cerri, querce secolari, roverelle), fino al castagno, che dà il nome a una famosa località, ai piedi del Monte del S.S. Crocifisso, denominata, appunto, Castagneta. Di gran valore paesaggistico è la località Lago , Faggeto a 1400 metri di altitudine, di bellezza entusiasmante e selvaggia, regno del silenzio e ricco di aria purissima. Da citare una plurisecolare Roverella (in località Pozzi) che rientra tra i giganti arborei d’Italia, di cui ormai può essere ammirato soltanto quel che resta. È presente sul territorio un ampia varietà di specie faunistiche. Tra i personaggi di spicco che hanno segnato la storia troviamo Francesco Mario Pagano ( il cittadino più illustre di Brienza) , Cataldo Jannelli, Francesco Saverio Bruno, Luigi Maria Ferrarese, Benedetto Conforti, Giuseppe Altavista, Giampietro Domenico Pellegrini, Gabriele Jannelli. Tra i piatti tradizionali troviamo:
- Pasta fatta in casa come laganedda e cavatiedd conditi con legumi, solitamente ceci e fagioli;
- Ciambotta, misto di verdure di stagione;
- Tagliolini al latte, piatto preparato in occasione della ricorrenza dell’ascensione;
- ‘A mbrugliatedda, insieme di fagioli, patate e pane;
- Patatelle al sugo o in bianco; (polpettine di patate, formaggi misti e uova);
- Frittata di c’pddun (lampascioni), asparagi selvatici e germogli di “vutacchie”;
- P’zzent (insaccato realizzato con carni innervate, ritenute di qualità inferiore) con verza e cotica, insaporiti con pepe e aglio e cotti nella “Pignata” poggiata sulla brace del camino;
- Pizza cu r cpodd, cipolle, acciughe e uva passa;
- Pizza “Chiena”, pizza rustica della tradizione pasquale realizzata con formaggio, toma di capra, uova e sopressata;
- Acciughe all’aceto, infarinate e fritte e condite con aceto, aglio, menta e peperoncino;
- Agnello alla contadina;
- Asparagi cucinati in vari modi;
- Insalata di lampascioni e altri sottoli;
- Soffritto di interiora di maiale;
- Acciattura, battuto di carne per fare il ragù;
- Sanguinaccio, sangue raccolto a seguito dell’uccisione del maiale e mescolato al cacao, alla cioccolata e ad un pizzico di cannella
- Buccnott, ravioli di pasta sfoglia fritti e ripieni di castagne cotte impastate con liquore o caffè e cacao
- Crespelle, rosette di pasta sfoglia fritte e ricoperte di miele o zucchero;
- Ruosp, impasto di pasta di pane fritto e coperto di zucchero.