Pescopagano

Temi: Pescopagano - Mezzi: a piedi

Pescopagano è un comune italiano di 1 689 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata. Il 9 novembre 2005 gli è stata conferita una medaglia d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per atti di abnegazione dopo il terremoto dell’Irpinia. Pescopagano si trova immerso nel verde, alto 954 m sul livello del mare, a picco su una rupe che domina tutta la valle dell’Ofanto; è il paese della Basilicata situato più a ovest, ed è anche uno dei pochi centri in Basilicata che confina con due province (quelle di Avellino e Salerno, entrambe in Campania). Funge da vero e proprio passante tra l’Irpinia e la Basilicata: nonostante sia posto in Basilicata, tradizioni, origini storiche e forme dialettali soprattutto risentono della cultura irpina. Ha clima rigido d’inverno, infatti non mancano mai le nevicate, ed estati fresche ma soleggiate. 

Origine del nome: Il paese si chiamò Petra (macigno) Pagana, per la persistenza di un culto pagano documentato archeologicamente da idoli e iscrizioni dedicate al dio Silvano; in seguito, divenne Pescopagano. 

Pescopagano si pensa che fosse costruito dai Goti, quando questi invasero l’Italia Meridionale. Fu tormentata dalle guerre sannitiche, dalle spedizioni di Pirro e dalla guerra di Roma contro Annibale che aveva trovato a Conza un importante punto d’appoggio. Il territorio, nel 555 d.C., fu occupato dai Goti e poi dai Longobardi e tra il IX e X secolo fu più volte attaccato dai Saraceni. A causa loro, gli abitanti di Conza e dei casali vicini si rifugiarono sulla rocca più alta: Pescopagano. 

Con la proclamazione della Repubblica Partenopea del 1799, Pescopagano divenne uno dei 14 cantoni del Dipartimento dell’Ofanto. Nel 1861 venne invasa da Briganti che circondarono tutto il Castello, la fortezza del paese. Al tempo vi era la sede degli Italici con la Regina Sancha D’Aragona.; le sue truppe militari difesero egregiamente nonostante i numerosi saccheggi. Inoltre ci furono i Ministeri Governativi che resero Pescopagano la Caput Lucaniae. Nel 1944 Pescopagano fu attaccato dalle truppe naziste in ritirata e dagli stessi alleati che cercavano di ostacolarne il ritorno verso il nord Italia. I bombardamenti fecero molte vittime civili e anche la Badia di San Lorenzo in Tufara e la località di Montecalvo, dove si erano rifugiati i pescopaganesi, subirono molti danni. Fu il primo paese tra quelli dell’immediato circondario ad avere l’illuminazione pubblica sin dai primi del ‘900, inoltre la centrale idroelettrica forniva energia ai comuni di Rapone, Ruvo del Monte, San Fele e altri paesi limitrofi; e l’ospedale, uno dei soli 4 centri di pronto soccorso presenti in Basilicata. Un aspetto che ha sempre condizionato fortemente la storia di Pescopagano è la elevata sismicità dell’area in cui ricade il suo territorio. I terremoti storicamente più rilevanti furono quello del 15 gennaio 1466, quello dell’8 settembre 1694 (che distrusse quasi interamente l’abitato e fece rimaner sepolte sotto le macerie più di seicento persone) e quello del 23 novembre 1980, che in paese provocò una ventina di vittime; la torre dell’orologio di Piazza Sibilla rimase solo la facciata frontalizia, ma l’orologio si fermò alle 19:30, che fu l’ora della tragedia. I danni furono ingenti tranne le pietre monumentali.


ARCHITETTURE RELIGIOSE 

Chiesa di Montemauro 
Il Santuario è posto ad un’altitudine di più di 1000 metri, sulla cima di un monte chiamato di Montemauro ambiente roccioso con vegetazione, alla distanza di circa 5 km dal centro abitato di Pescopagano. Ai piedi del monte scorre il torrente Ficocchia, affluente dell’Ofanto. La Vergine viene chiamata anche di Mauriello dal nome dell’omonimo casale scomparso all’interno del quale la chiesetta sarebbe sorta. Sino all’8 settembre 1976 Pescopagano ha fatto parte della Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, dopodiché è passato alla Diocesi di Melfi, Rapolla e Venosa. 
Maggio era nell’antichità il mese in cui feste e riti a carattere propiziatorio salutavano l’ingresso della primavera; cadevano, infatti, in questo periodo le feste consacrate alle dee della fertilità e della fecondità. Per questo la chiesa si sforzò di sostituire a questi culti quelli della Mater Magna cristiana. Il mese qui non sembra godere affatto del clima festivo che pervade altri paesi; è contrassegnato, anzi, da frequenti pellegrinaggi penitenziali al santuario che sorge sul cocuzzolo di Montemauro. La chiesetta più volte ristrutturata, risale probabilmente all’XI o XII secolo. 

Chiesa di San Giovanni Battista 
Sul frontone si individuava una lunga iscrizione da cui è possibile desumere che la chiesa sia stata edificata, per la prima volta, intorno all’anno 1970. Dopo circa settecento anni il tetto fu distrutto da una tremenda nevicata. Pare che, successivamente, i fedeli, l’abbiano ricostruita verso la fine del Seicento. Tale ipotesi è confermata dal fatto che nel suo campanile si ritrova scolpito il millesimo 1736 ed il lavabo annesso alla sacrestia riporta quello del 1746. II terremoto del 1980 ha provocato non solo gravi lesioni all’edificio ed al campanile, ma anche numerosi danni a tutte le strutture. Attualmente è del tutto restaurata ed aperta al culto. 

Badia di San Lorenzo in Tufara  
Questa abbazia è situata poco fuori dal centro abitato in contrada Tufara. Fu fondata nell’XI secolo sotto i Normanni. Infatti, la sua costruzione sarebbe iniziata nel 1081 e fu portata a termine nel 1100, quando era ancor vivo l’Arcivescovo di Conza Leone X. Dell’abbazia vera e propria non rimangono oggi che alcune rovine suggestive, accessibili a destra della chiesa proseguendo oltre un grande tiglio plurisecolare. Dopo il terremoto dell’80 il complesso, specialmente la chiesa, sono state oggetto di un esteso intervento di restauro. Dopo tale risistemazione l’area antistante è spesso utilizzata negli ultimi anni per sagre e feste paesane, in particolare, in occasione della notte di S. Lorenzo. 

Chiesa del Monastero di Santa Maria delle Grazie 
Il padre ministro Giovanni da Napoli accettò il suolo e la cappella donati dal Comune di Pescopagano al padre Girolamo Romula allo scopo di erigervi un convento di frati minori Conventuali. Era l’anno 1576. La cappella preesistente era dedicata ai Santi Magi. Scarse sono le informazioni circa l’aspetto originario sia della chiesa che del convento a causa dei due devastanti terremoti che, nel 1694 e nel 1910, hanno letteralmente sconvolto la zona distruggendo l’insieme. Fonti d’archivio, informano che un membro della famiglia P. Cesare Araneo prima ed in seguito il figlio Giovanni Battista Maria, edificarono “ex fundamentis” una chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie e a S. Francesco d’Assisi sulla medesima area, in sostituzione della cappella privata di Cesare Araneo. La chiesa è stata nuovamente distrutta dal terremoto dei 1980. Di essa rimane, ed è ancora visibile, solo una facciata, un portale barocco, pericolante. 

Chiesa dell’Incoronata 
Tale chiesa, che si incontra all’imbocco della strada che porta a S. Lorenzo, fu edificata sui ruderi di un antichissimo convento di frati Agostiniani. Sebbene dedicata ai Santi Cosma e Damiano, più spesso viene chiamata dell’Incoronata, perché, in una nicchia protetta da cristallo, è collocata e venerata la statua della Madonna dell’Incoronata di Puglia, Vergine miracolosa, il cui Santuario si trova nelle vicinanze di Foggia. Il tempio si presenta con un portale in pietra dei 1837 e le sue lesene poste, agli angoli della facciata dominante, evidenziano lo stile neoclassico dell’architettura. All’interno era visibile un coro ligneo finemente intagliato ora distrutto unitamente alle mura laterali dal sisma dei 1980. 

Chiesa della Santissima Annunziata 
Adibita e riservata all’uso del castellano del tempo che vi si recava, entrando dall’ingresso secondario posto sulla sinistra dell’altare, dopo aver percorso un sentiero di cui ancora persistono le tracce. Nei pressi del palazzo di Don Michele Pinto, nel vicolo adiacente alla chiesa, è ancora visibile un cancello con pilastri in pietra su cui sono stati scolpiti, in bassorilievo due cappelli vescovili. Segno questo, che in una certa epoca, compresa tra 912 ed il 973, il Feudo di Pescopagano è appartenuto al l’Arcivescovo di Conza. 

Chiesa madre di Santa Maria Assunta 
Tale chiesa, sebbene di data incerta, è di costruzione molto antica. Non più di un secolo fa è stata ampliata e rimodernata dall’arciprete Baldassarre Lobai, uomo di rara cultura e religioso convinto. La chiesa, prima dei sismi del 1980, era ben conservata e si sviluppava in più arcate con in fondo l’altare maggiore e due cappelle laterali per il culto, rispettivamente, del Santissimo Sacramento e di S. Francesco da Paola Patrono del paese. In questa chiesa venivano inumati i parrocchiani. Vi si possono scorgere importanti iscrizioni tra cui quella che ricorda una cerimonia di consacrazione risalente al 1727. Il coro, vera opera d’arte, eseguito dall’artista Francesco Errico fu Giuseppe e terminato nel 1877, è scomparso dopo il terremoto dell’80. 

Chiesa di San Leonardo 
Tra le più antiche chiese di Pescopagano, la si ritrova nel Rione di “Basso la Terra”. Recentemente una pergamena, trovata nel monastero di Monte Vergine attesta che già nel 1295 la chiesa era centro di culto e che sotto il pavimento avevano sepoltura gli abitanti del borgo. Questa chiesa, apre le sue porte poche volte all’anno e precisamente per la “Novena” e la festività dell’Immacolata Concezione. Gli ultimi lavori di riparazione e restauro sono stati eseguiti nel 1914; da allora è stato ripristinato solo qualche embrice. Sull’altare maggiore era conservata una tavola dell’Immacolata, una Trinità di autore ignoto del ‘500 e una tela del “Martirio dei Santi Cosma e Damiano”. 

Chiesa della Madonna della Pastorella 
La Chiesa è situata in Contrada Sterpara, a 10 minuti dal paese di Pescopagano. La Madonna della Pastorella è protettrice degli emigrati ed è di rito che chiunque ritornava al paese d’origine, appunto Pescopagano, si fermava per dedicarle una piccola preghiera. 


ARCHITETTURE CIVILI 

Palazzi
Nel centro storico si notano numerosi edifici gentilizi (Buldo, Marchesale, Santoro, Tullio, Pascale, Scioscia, Laviano, Quaglietta, Orlando, ecc.) costruiti nel Sette-Ottocento di stile neoclassico, con portali in pietra lavorata e raffinatamente decorata. Molti di questi edifici furono eretti dopo il terremoto del 1694, in cui la distruzione dell’abitato fu tale da dover ricostruire gran parte delle abitazioni. Il Palazzo Pascale fu costruito sopra un complesso medioevale preesistente e, nella parte orientale è ancora visibile uno dei torrioni delle antiche mura. Architettonicamente caratteristico è in Via Nazionale, il complesso dei due palazzi Laviano, uno dei quali disegnato, insieme all’annesso parco (interamente edificato negli anni 70), dal Piacentini. Da menzionare il palazzo Scioscia: di severa architettura neoclassica, con una disposizione planimetrica rettangolare, segue la pendenza di via Plebiscito e si impone, grazie alla sua posizione, come indiscusso elemento sul proscenio di Piazza Sibilla. Il Palazzo del Municipio, è un edificio moderno costruito nel 1920. La facciata è stata in parte modificata dopo il restauro in seguito al terremoto del 1980. Nel vasto piazzale antistante ci sono, sopra una colonnina in pietra locale, la scultura in marmo di Carrara della Madonna, il Monumento ai caduti, una fontana (ultimi anni dell’Ottocento) e un Monumento dedicato a coloro che perirono durante il terremoto del 1980. 

ARCHITETTURE MILITARI 

Castello di Pescopagano 
Un sistema di fortezze e centri fortificati doveva esistere qui in età molto antiche, tenuto conto che a Pescopagano, Montecalvo e Cairano (località situate nel circuito di Conza) trovarono rifugio, dopo la battaglia del Volturno, i settemila Goti che si arresero poi a Narsete. Le notizie sicure sui primi feudatari abitanti del castello risalgono al 1164: al conte Gionata di Balvano. Più che di un vero e proprio castello si tratta di una roccaforte di cui è appena riconoscibile una struttura a torre in rovina. Oggi il castello, infatti, è poco più di un mucchio di macigni, coperti di edere e di rovi, accessibile tramite un percorso risistemato solo di recente, da cui è possibile godere di un’ampia vista panoramica. 


MONUMENTI E MUSEI 

Torre dell’Orologio 
La Torre dell’Orologio è l’antica torre del paese costruita sulla Porta Sibilla nel XVI secolo. Le pietre che la ricoprono, segnano e raccontano la storia del paese. L’orologio incastonato segna lo scorrere del tempo a Pescopagano: ogni ora e ogni quindici minuti le campane ricordano il tempo trascorso durante la giornata. La Torre è divenuta anche uno dei simboli del tragico evento che colpì il nostro paese, il terremoto del 23 Novembre del 1980, quando le lancette si fermarono alle 19.35. Emozionante ci appare oggi il simbolo di Giano Bifronte, antica divinità mitologica, incastonato nell’arco che sorregge la torre e di particolare valenza storica l’epigrafe latina che ci racconta della stirpe guidata dalla Dea Sibilla, salvata dalla barbarie romana e stanziatasi su questa piccola roccia Lucana. 

Monumento ai caduti in Guerra 
L’opera si erge su un basamento in marmo, al di sopra del quale vi è un cippo di monumentali dimensioni che, su ognuna delle quattro facciate, ospita, nella parte centrale, una lastra marmorea terminante superiormente alla maniera di pergamena arrotolata e contenente l’elenco dei caduti della città nel corso della Prima guerra mondiale. A metà altezza ogni faccia del monumento è ornato da bassorilievi con volute e festoni recanti motivi vegetali. Sulla facciata principale dell’opera è una corona di alloro in bronzo chiusa da un nastro al di sopra della quale vi è l’iscrizione dedicatoria. Dal cippo si innalza un gruppo bronzeo costituito da due figure rappresentanti due uomini ignudi dalla corporatura muscolosa, il primo dei quali, con la mano destra, regge una fiaccola e con il resto del corpo sorregge, l’altro, colpito a morte che si adagia su un mantello.  

Monumento ai caduti del Terremoto 
Dedicato ai terremotati di Pescopagano. Quella sera alle ore 19.35 di domenica 23 novembre 1980 un terremoto di magnitudo 6.8 della scala Richter, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, colpisce il territorio della Campania centrale e della Basilicata centro-settentrionale provocando, 2914 vittime, 8848 vittime e circa 280mila sfollati. Gli interventi di soccorso si protraggono per 48 giorni, fino al 5 gennaio 1981.  

Museo di Arte Sacra Parrocchiale 
Da visitare il Museo d’Arte Sacra parrocchiale che custodisce sculture di legno e di marmo, dipinti, paramenti sacri e un settore miscellaneo che raccoglie la memoria della comunità cristiana. Il ricco patrimonio storico-artistico proviene dalle varie chiese pescopaganesi distrutte o gravemente danneggiate dal sisma del 1980 e comprende opere (recuperate e in parte restaurate) databili dal Cinquecento ai primi anni del Novecento. 


PARCHI E VILLETTE COMUNALI 

Parco della Rimembranza  
Il Parco, realizzato in località San Pietro, fu caratterizzato fin da subito dalla presenza di 64 pini, tanti quanti furono i caduti della Grande Guerra. Secondo le notizie storiche relative alla realizzazione del Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, un altarino in pietra con basamento rettangolare e colonna votiva sistemato nel Parco tra il 1925 e il 1926, il parco fu completato e inaugurato poco prima del 1925. Esso, posto ai margini occidentali della città, è recintato lungo tutto il suo perimetro da muri in pietra e da alte siepi, e il suo ingresso è sancito da un grande cancello in ferro battuto. Attualmente il parco si presenta quasi come una semplice area boschiva, caratterizzata da una fitta vegetazione di alberi a chioma larga posti ai lati degli originari pini disposti lungo l’unico viale presente nel parco. 

Villetta Giovanni Pinto 
È una villa in memoria di Don Giovanni Pinto, situata in Corso Umberto I. negli anni è stata abbellita con panchine di vari dipinti che rappresentano vari temi quali: la violenza sulle donne, San Francesco Da Paola (Patrono di Pescopagano), una coppia che rappresenta l’amore ecc..  


BIBLIOTECA 
La biblioteca comunale è intitolata a “Giovanni Pinto”. Fin dal 1888 nel comune è stata operante una biblioteca aperta al pubblico, grazie all’opera benefattrice del giureconsulto Giovanni Pinto, il quale in sua morte, effettuò un lascito testamentario oltremodo cospicuo, disponendo la creazione di un’Opera Pia sotto il titolo di ‘Pio Monte S. Giuseppe”. Al completamento del ciclo di istruzione elementare con la istituzione della 4ª e 5ª classe, oltre che di una scuola di istruzione professionale per giovanette; tra le opere realizzate con il lascito del fondatore dell’Opera Pia, venne istituita ed aperto al pubblico una Biblioteca la cui dotazione libraria era costituita in origine dai numerosissimi volumi lasciati dallo stesso benefattore ed arricchita nel corso del tempo, da altri lasciti e donazioni, fino a raggiungere le dimensioni di oltre 2000 volumi; detta biblioteca è stata opportunamente frequentata da numerose generazioni, divenendo luogo di ritrovo e di elevazione e promozione culturale per un numero elevatissimo di giovani e di studenti. Fino a tutti gli anni ’50 del 1900, quando smise di funzionare per il venir meno di fondi dell’Opera Pia, per mancanza di personale e per la inattività del consiglio di amministrazione dell’Ente Morale; successivamente, nella seconda metà degli anni ’70, l’amministrazione comunale provvide ad effettuare la catalogazione del patrimonio librario e ad ampliare sensibilmente il numero di volumi esistenti, ammodernandone la dotazione con numerosi testi di attualità, fino a pervenire alla sua nuova apertura negli storici locali della biblioteca del Pio Monte in Via dottor Luca Araneo, 13, nell’anno 1979. A seguito dei tragici eventi sismici del 23 novembre 1980, la biblioteca venne momentaneamente chiusa per i danni subiti dallo storico immobile e dallo stesso patrimonio librario; in applicazione della legge regionale n. 18/’85, l’Ente Morale venne sciolto ed il suo patrimonio passò nella titolarità del comune, ivi compreso l’intera dotazione libraria ed i beni immobili; nel 1994 la allora amministrazione comunale, dopo aver proceduto al restauro dei volumi superstiti ed a completare la ricostruzione dell’originario immobile sede della biblioteca, dispose il trasferimento della intera dotazione libraria, degli arredi e delle suppellettili all’interno della sede storica. Dopo anni di oblio, silenzio e disinteresse, l’amministrazione ha disposto che venisse completata la catalogazione dei libri esistenti in dotazione e si è determinata a provvedere alla riapertura definitiva al pubblico della biblioteca comunale in data 12 novembre 2002, dotandola di moderni servizi informatici e telematici, nonché del personale necessario alla tenuta ed alla distribuzione dei libri. 


BANCHE

Banca Popolare Cooperativa di Pescopagano
La Banca Popolare Cooperativa di Pescopagano, il cui atto costitutivo viene stipulato il 2 settembre 1883. 
Nel 1891 i depositi, provenienti soprattutto dagli emigranti d’America, e il patrimonio sociale crescono in maniera rilevante. Limitati sono, invece, gli investimenti per la scarsità di richieste. L’azione positiva svolta dalla Banca Popolare Cooperativa di Pescopagano viene riconosciuta con l’assegnazione di una Medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Milano (1906) e inoltre portò il nome di questo piccolo centro nel palcoscenico della Serie A di Calcio, dove la Banca sponsorizzava le divise del US Foggia, cosa impensabile per un paese di duemila anime. In seguito, il palazzo nobiliare della famiglia Rubini venne acquistato dalla banca che lo adibì a sede sociale fino al 1992, dopodiché subentrò la Banca Mediterranea e dopo tortuosi giri le quote azionarie sono andate alla Banca Popolare di Bari che ha dato vita alla Nuova Banca Mediterranea e attualmente rinominata Banca Popolare di Bari. La sede attuale della Banca è in un locale in affitto situato dopo l’arco della Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano sulla sinistra. 

Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano 
L’atto costitutivo della Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano porta la data dell’11 agosto 1883; La società, costituita per «l’incoraggiamento alle arti, all’industria e al commercio», ebbe tra i soci fondatori ben sei esponenti della famiglia Laviano, l’altro gruppo di questa ricca famiglia di Pescopagano, intorno a cui si aggiunsero le famiglie Miele, Bavosa, Rubini, Rubinetti, Scioscia, con il progetto iniziale di tener ristretto a gruppi locali il patrimonio della cooperativa, a differenza del programma di Fabrizio Laviano, che aveva, sin dall’inizio, favorito l’allargamento della Popolare agli altri paesi della valle dell’Ofanto. Il capitale sociale della Banca al momento della sottoscrizione ammontava a lire 7.870, formato dal valore nominale delle azioni sottoscritte (7.700 lire) e dalla tassa di ammissione alla società pari a 170 lire. Primo direttore della Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano venne nominato l’avvocato Pasquale Laviano. La sede attuale della Banca Operaia Cooperativa di Pescopagano è ancora la stessa dell’epoca, che adesso porta il nome di Banca Mediterranea. 


OSPEDALE

Ospedale “San Francesco di Paola” 
Pescopagano è sede di un ospedale ortopedico specializzato, ma ha anche un padiglione riservato alla pneumologia; sede staccata dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza. 


PERSONAGGIO STORICO DI RILIEVO 

Don Giovanni Pinto 
Nacque a Pescopagano il 15 gennaio 1802 da Giovanni e Teresa Masini, da famiglia poverissima. Accolto dalla Chiesa e guidato dal Clero Giovanni ricevette la benedizione di Dio e da umile bambino divenne Giudice della Corte Suprema di Roma, conseguendo una vasta cultura in campo giuridico- amministrativo e a realizzare un cospicuo patrimonio. Sposò Anna Maria Rossi ma non ebbe prole; visse buona parte della sua vita a Cerignola in provincia di Foggia, forse per ragioni di lavoro, e qualche anno prima di morire volle che il “frutto delle sue fatiche e dei suoi risparmi venissero usati a bene dei superstiti e dei poveri.” Infatti all’età di 85 anni decise, con testamento olografo del 29.12. 1887, di destinare la sua eredità, che allora ascendeva a lire seicentomila, ad un’opera di carità che doveva essere fondata ed assumere la denominazione di “PioMonte S. Giuseppe”, la quale avesse non solo scopo di beneficenza, ma anche di istruzione e di educazione ai giovani bisognosi. A lui si deve la presenza delle Suore della Carità e la istituzione della scuola di 4^ e 5^ elementare a Pescopagano; infatti egli fu cresciuto dall’Arciprete Lobai. Era altresì prevista dal benefattore la fondazione di un Ospizio per gli anziani, nonché la istituzione di una biblioteca pubblica. Con queste finalità, espressamente volute dal testatore, in data 26.04.1891 il “Pio Monte S.Giuseppe” venne costituito in Ente Morale e approvato lo Statuto organico ( 10.09.1891) nonché il regolamento interno (16.10.1892). Da quella data e fino al novembre 1980, nonostante il depauperamento del valore dell’eredità di Giovanni Pinto, l’Opera Pia, pur in difficoltà di ordine economico, ha sempre svolto il suo compito il più possibile in aderenza al principi istituzionali, anche se l’ospizio per mancanza di fondi venne soppresso nel 1912. Nel 1986 considerato lo stato patrimoniale dell’Ente, il Pio Monte S. Giuseppe venne sciolto e i beni residui trasferiti al Comune così come previsti dalle leggi vigenti . Giovanni Pinto fu anche uno dei fondatori della Banca Popolare Cooperativa di Pescopagano. Morì a Cerignola il 13 luglio 1888, all’età di 86 anni, e per sua espressa volontà fu seppellito a Pescopagano ed eretto in suo onore un monumento. Un altro monumento venne collocato nel centro del paese. In segno di riconoscenza e per conservarne la memoria l’Amministrazione Comunale ha intitolata la Biblioteca civica alla Sua persona. 


AREE NATURALI  

Montecalvo 
Il Montecalvo, oltre a essere il simbolo istituzionale del Comune di Pescopagano, è anche il simbolo storico-territoriale del paese. Il gruppo è composto da tre vette, la più alta delle quali sfiora i 1.000 metri di altezza. Fu rinominato Montecalvo per via delle sue vette spoglie da vegetazione. Dalla sua sommità è possibile ammirare un meraviglioso panorama a 360° su tutta la valle del Fiume Ofanto, uno straordinario belvedere, con una vista che spazia per oltre 25 km nella valle sottostante. In particolar modo è visibile il Parco Archeologico dell’antica Compsa di cui le vette di Montecalvo rappresentavano uno dei Castelli antemurali. Si può visitare anche la cavità carsica presente sul versante sud-est della vetta centrale, ancora oggetto di scavo. 

Ficocchia 
Il torrente Ficocchia è un affluente di destra del fiume Ofanto. Lungo 11 km, nasce a Pescopagano e confluisce nell’Ofanto nel territorio di Calitri. Nelle sue acque è presente la trota fario. 
Il torrente è caratterizzato da un percorso debolmente incassato con simpatiche cascatelle, tante graziose vasche naturali e da una interessante particolarità geologica che ammireremo durante la progressione. Giunti in prossimità dell’ultima calata, un’alta parete di roccia sbarra la strada al torrente, e questo inaspettatamente riesce a superarla attraverso un vero e proprio portale creatosi nel punto in cui due diverse formazioni di roccia entrano a contatto. Il colore delle sue acque assume un aspetto cromatico unico, poichè, la parte a monte del greto è dal punto di vista litologico di tipo calcareo, mentre degradando verso valle la roccia diventa metamorfica a grana medio-grossa caratterizzata da una tessitura scistosa marcata, dando vita a giochi di colore che dal bianco passano al verde, al blu e al vinaccia, creando in questo modo, grazie ai riflessi del sole che penetrano tra la lussureggiante vegetazione, uno spettacolo cromatico unico ed irripetibile. Ideale per ragazzi o per chi vuole un piccolo assaggio di canyoning. Si entra in maniera graduale in un canyon profondo e selvaggio. 

Lago Saetta  
L’Oasi di protezione Lago Saetta si estende ha per 1079.91 nel territorio comunale di Pescopagano, a sud-est del centro abitato, sino al confine con il comune di Castelgrande. L’istituto si sviluppa in un’area montana con un’altitudine massima di 1117 metri s.l.m. sul confine con Castelgrande, nei pressi della strada Statale n.7 a sud-ovest dell’Oasi, con un’altitudine minima di circa 800 metri lungo il Vallone Ficocchia nella parte settentrionale del territorio. L’area ha una giacitura poco acclive nell’area sud sull’altopiano e da poco a moderatamente acclive nella parte nord dove l’esposizione prevalente è settentrionale. L’Oasi è caratterizzata dalla presenza di un invaso artificiale (Lago di Saetta) che intercetta le acque del torrente Ficocchia (ricadente nel bacino idrografico dell’Ofanto). Lo sbarramento sul torrente è stato creato nel 1985 con finalità irrigue e potabili. L’area è molto estesa ed è ricca di acqua. Oltre al lago descritto in precedenza, infatti, sono presenti numerosi valloni a carattere stagionale nonchè tre torrenti e due sorgenti. 


ENOGASTRONOMIA E FESTE/SAGRE DI PESCOPAGANO 

Tra i prodotti tipici troviamo:  
Il Caciocavallo Podolico: particolare varietà di caciocavallo prodotta esclusivamente con il latte delle vacche Podoliche, alla maniera tradizionale e solo in certi periodi dell’anno. Questa razza bovina di origine ucraina, introdotta durante le invasioni barbariche, viene allevata allo stato brado in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia. Il Caciocavallo Podolico è un formaggio nobile, stagionato, a pasta filata, tipico dell’Italia meridionale prodotto con latte particolarmente grasso di vacche podoliche, con l’aggiunta di solo caglio, fermenti lattici e sale. 
I Peperoni Cruschi: In estate vengono raccolti, infilati con ago e filo, realizzando così una sorta di collana, e poi esposti al sole per far essiccare i peperoni. Una volta secchi, i peperoni possono essere fritti in padella con olio extravergine d’oliva, facendo attenzione a non bruciarli, finché non diventeranno croccanti e dorati. Il piatto tipico è baccala alla lucana accompagnato dai cruschi. 
La Migliazza con le frittole: consiste in una pizza da forno a base di farina di granoturco, insaporita con formaggio pecorino e”frittole” cioè pezzetti di grasso che si ottengono dalla lavorazione della sugna. Con ogni probabilità originariamente la migliazza veniva preparata con la farina di miglio, da cui deriva il suo nome e che oggi, in questa come in molte altre ricette, è stata sostituita da quella di granoturco. La migliazza è un piatto decisamente invernale, sia per gli ingredienti usati, residui della lavorazione del maiale, sia per il suo elevato apporto calorico; tradizionalmente veniva preparata in abbinamento con la minestra maritata. In realtà la sua preparazione è molto semplice, poiché basta far bollire le frittole in acqua, sale e peperoncino e aggiungere, a bollitura avvenuta, la farina di mais e il pecorino grattugiato. L’impasto, una volta cotto e amalgamato, viene fatto asciugare e cotto al forno in una teglia ben unta di sugna o, in alternativa sulla brace dove però deve essere chiuso da un coperchio su cui si poggiano dei pezzi di brace. 
I Cicirotti: dolce tipico della tradizione lucana legata alle festività natalizia realizzato dalla purea di ceci, precedentemente messi in ammollo (12 ore) e cotti, si impastano tutti gli ingredienti per la preparazione della sfoglia fino ad avere un impasto omogeneo e liscio, aggiungendo se serve farina o vino. Si lascia riposare l’impasto per un’ora. Si scioglie il cioccolato a bagnomaria e aggiungendolo alla crema di ceci e gli altri ingredienti. Si amalgama bene il tutto e poi si stende la pasta non troppo sottile. Si ritagliano dei dischi con l’aiuto di uno stampo e su ciascuno un cucchiaio di ripieno, ripiegando a mezzaluna e chiudendo bene i bordi con una forchetta. Vengono fritti in olio ben caldo. Spolverare poi con miele o zucchero a velo. 

A luglio vi è proprio la Sagra della Podolica di Pescopagano. Si tratta della festa più attesa dell’anno organizzata  dall’associazione “Pratica…mente”, che grazie a circa 180 volontari  garantirà il pieno svolgimento dell’iniziativa che celebra uno dei prodotti simbolo di questo centro della Lucania nord occidentale, appunto il gustosissimo caciocavallo Podolico. Il rinomato formaggio, da anni è il protagonista di un percorso enogastronomico che per due giorni riempie di migliaia di visitatori  il piccolo centro lucano . Accanto al percorso gastronomico molto apprezzato anche per l’ottima realizzazione di un menù impostato sul caciocavallo, oltre alla tradizionale  mostra mercato dei produttori di questo formaggio. Tanti i piatti che si possono gustare nel corso dei due giorni, a cominciare dalla mozzarella fresca al cacio impiccato, per continuare poi con i cavatelli con cruschi e mollica all’ “Arepas” preparate dalle donne che hanno vissuto in Venezuela, la mega griglia alla pizza fritta, le bombe di toro al carpaccio e il ‘mec podolico’. Novità “li gravaiuol”, ossia ravioli tradizionali con ricotta, cacio e menta saltati con burro di Podolica.  Il tutto accompagnato da vini di etichette sannite, irpine e lucane.  Quella di Pescopagano è poi una delle  prime sagre lucane ad utilizzare posate, piatti e bicchieri compostabili. Le serate sono allietate da giochi, colori e musica e onda latina. Non mancano varie attrazioni: mungitura, lavorazione della pasta filata, trebbiatura con macchina d’epoca, giostre e gonfiabili per bambini. 
A dare il via alla festa patronale, il 29 giugno, si festeggia San Pietro e Paolo. Il patrono di Pescopagano è San Francesco da Paola, il 30 giugno: dopo la celebrazione della messa, la processione accompagna l’Angelo sul piazzino della madonnina dove ci sarà il volo dell’angelo e reciterà la preghiera dedicata a San Francesco. A seguire il 1° luglio c’è il Sacro Cuore di Gesù e il 2 luglio la Madonna delle Grazie dopo la messa l’angelo fa l’ultimo saluto alla Madonna.

Pescopagano – Video Cartolina del Borgo

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Pescopagano – A spasso per il Borgo

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Pescopagano Extra – Scheda con elenco dei servizi turistici
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