San Chirico Raparo

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San Chirico Raparo è un piccolo borgo a 780 metri sul livello del mare che sorge su uno sperone roccioso sulla la Valle del Torrente Racanello, affluente dell’Agri, nei pressi del Monte Raparo. 
 
Secondo alcuni studiosi, la nascita del paese risalirebbe alla fondazione dell’Abbazia di Sant’Angelo al Monte Raparo, mentre secondo altri deriverebbe dall’antica città Polisandra, i cui resti dovrebbero trovarsi presso la fonte Puzzandrana. 
San Chirico Raparo Fu un’antica curia del Re Ruggero e, in seguito, feudo dei Balvano, dei Chiaromonte e dei Sanseverino. Alla metà del Settecento, San Chirico era uno sviluppato centro per le manifatture tessili; infatti, nel paese esisteva un laboratorio per la tessitura del cotone e della ginestra. Nel 1828, fu sede di un circolo costituzionale in cui si raccolsero le forze carbonare e di un comitato insurrezionale che sancì un decennio di fermenti. 
 
A parere dello storico Mommsen, non molto lontano da San Chirico dovrebbe essere ubicata Semunela, una mansio tra Nérulo e Grumentum. In contrada Porcara, sorgevano fattorie lucane sparse con ricche necropoli del IV secolo a.C. in cui vi erano vasi decorati da un pittore ricco di vivacità popolaresca. Recenti ritrovamenti di vasellami presso l’Abbazia di Sant’Angelo testimoniano, inoltre, l’esistenza di fabbriche locali sull’uso della ceramica in epoca Medioevale.  
 
Il borgo di San Chirico diede i natali a numerosi personaggi di rilievo, come il patriota Giuseppe D’Errico, ucciso dai borbonici nel 1802, il filosofo Francesco De Sarlo, titolare per oltre un trentennio della Cattedra di Filosofia Teoretica presso l’Università di Firenze e fondatore del primo Gabinetto di Psicologia Sperimentale in Italia, lo storico Giuseppe Paladino, titolare di Cattedra presso l’Università di Catania, ed il filantropo Pasquale M. Bentivenga, fondatore dell’omonimo Orfanotrofio Provinciale, della bella Chiesa Parrocchiale e dell’Ordine Missionario del Buon Consiglio. 
 
Particolare interesse artistico e architettonico, è rappresentato dalle Chiese dei SS. Apostoli Pietro e Paolo (sec. XIX), Sant‘Anna (sec. XVII), Santa Maria della Natività (sec. XVI), Sant’Antonio (sec. XVI), ma soprattutto dall’Abbazia di Sant’Angelo al Monte Raparo (sec. X), situata in una suggestiva contrada alpestre, alle falde del Monte Raparo. Monumento Nazionale dal 1927, è attualmente interessata da interventi di recupero e restauro con fondi statali; inoltre, è particolarmente arricchito da una grotta sottostante, sede dell’antico Cenobio e decorata da concrezioni stalattitiche e stalagmitiche. 
 
Dal punto di vista gastronomico, la cucina di San Chirico Raparo è di tipo montano e pastorale. La parola d’ordine è genuinità: a dominare le tavole è la pasta fatta in casa, tra cui i “Rascatielli”, “Ricchitelle”, “Maccarun” e “Lahanelle”, conditi con sughi della tradizione. Un piatto particolarmente diffuso e apprezzato è l’”Arrappata”, un misto di legumi diventato simbolo della gastronomia locale. 

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San Chirico Raparo – La storia

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