Brienza-Percorso nel Borgo

Temi: Brienza - Mezzi: a piedi

Il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, con proprio Decreto del 28 aprile 1993, dichiarò, il
castello e l’intero borgo, di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1089/1939.
Verso la fine del secolo scorso sono stati intrapresi dei complessi lavori di restauro tutt’ora in
corso.

Contenuto/i principali: artistico, storico 
Mezzi: a piedi 
Durata itinerario: 1 ora 

Partenza itinerario: piazza del Sedile

Ai piedi del borgo, prospicente alla porta sud, questo luogo fin dai primi anni del 1800 è documentato come Contrada della Piazza. In seguito prese il nome di piazza del Carmine, per la presenza di una cappella dedicata alla Madonna del Carmine. La piazza è nota anche come piazza del sedile, attuale denominazione ufficiale, per la presenza di un sedile/seggio che era lì presente fino al diciannovesimo secolo. Queste istituzioni, le cui cariche erano sì elettive ma riservate ai ceti sociali più elevate presenti in molti stati italiani contribuivano all’amministrazione cittadina.

2° tappa: Chiazzillo

Lo slargo antistante il settecentesco palazzo Colangelo è così denominato perché forma quasi una piccola piazza che si trova in posizione rialzata rispetto all’antistante piazza del sedile. Il palazzo vanta un bellissimo portale d’ingresso ad arco realizzato in pietra e costituito da decorazione a bassorilievo nei conci, dove a sinistra si può vedere una scena di caccia, a destra un pescatore ed al centro la data 1713 e la lettera “M”, (queste ultime data e lettera) oggi non più presenti. Nella chiave di volta è presente una maschera apotropaica che aveva la funzione di proteggere la casa allontanando, col suo aspetto mostruoso, gli spiriti maligni. Nelle formelle presenti alla base dei piedritti è raffigurata l’immagine di una colomba che stringe nel proprio becco un serpente, si tratta di una simbologia tipica della cristianità delle origini, ossia il bene (la colomba) che prevale sul male (il serpente).

3° tappa: Via Archi

La stradina deve il suo nome alla presenza di tre archi a tutto sesto, l’ultimo dei quali (a sesto ribassato) è
stato ricavato scavando nella roccia, in questo rione erano presenti alcune chiese oggi non più esistenti e
invece giunto ai nostri giorni l’edificio religioso che ospitava la ruota degli esposti. Le suore che gestivano
questa struttura appartenevano ad uno dei numerosi conventi presenti a Brienza sin da tempi remoti.

4° tappa: chiesa di Santa Maria Assunta

La chiesa dedicata alla Vergine Assunta in cielo fu edificata tra l’XI/XII secolo, in stile romanico con
l’adiacente campanile prospiciente la facciata principale. La chiesa presenta tre navate ed un’area
presbiteriale delimitata da una balaustra settecentesca. Nella prima metà del settecento la chiesa, pur mantenendo lo stesso impianto, fu ampliata ed in quell’occasione il campanile fu accorpato all’edificio
principale. Al suo interno è presente un pregevolissimo altare ligneo in occasione dei lavori di ampliamento, così come in quello stesso periodo fu realizzata la cantoria ligiea sovrastante l’ingresso principale. La chiesa custodisce in oltre alcune statue e alcuni dipinti di pregevole fattura. L’edificio si sviluppa su più livelli il primo dei quali ospita le terre sante, il secondo una piccola chiesa con annessa cappella, che secondo alcuni storici era la chiesa antecedente, il terzo la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta.

5° tappa: Palazzo del Governatore

L’edificio realizzato anch’esso nel 1700 si presenta con una forma ad “L”, costituita da due edifici di due
epoche diverse. Il palazzo poggia, in parte, direttamente sulla roccia ed è composto da tre livelli: durante il periodo in cui l’edificio è destinato a ospizio, il piano terra era destinato a deposito e cucine mentre i piani superiori erano destinati agli alloggi degli ospiti. Fu edificato per ospitare il governatore del feudo dei Caracciolo, successivamente ebbe diverse funzioni e infine fu destinato all’ospizio. Il suo ingresso principale si trova di fronte al trecentesco portale in pietra che in illo tempore dava accesso al castello.

6° tappa: castello Caracciolo

Il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, con proprio Decreto del 28 aprile 1993, dichiarò, il
castello e l’intero borgo, di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1089/1939. Verso la fine del secolo scorso sono stati intrapresi dei complessi lavori di restauro tutt’ora in
corso.
Il castello di origine normanna, un documento del 1097 ci parla di un Castrum Burgentie In epoca
normanna (X secolo), al tempo di Guglielmo d’Altavilla, si iniziò ad edificare (in pietra) inglobando
il preesistente mastio (in legno) il castello oggigiorno denominato Castel Caracciolo.
Primo Signore del feudo e dell’Oppidum Burgentium (fine XI secolo) fu un certo Aronne.
Successivamente ci è pervenuto un documento di tale Guillelmo De Saponara il vecchio, da cui si
evince che nel 1097 esisteva un Castrum Burgentiae dove egli risiedeva.
AI tempi di Federico II della casata degli Hohenstaufen, il castello e il feudo erano detenuti dal
nobile Gentile di Petruro, che ne fu privato in seguito all’insurrezione ghibellina. Successivamente
il feudo fu assegnato da Federico II di Svevia (stupor mundi) al nobile Gentile da Preturo e nel XIII
secolo dagli angioini al de Pancellis, divenendo così parte del Principato Citra. Il 2 novembre 1428
la regina Giovanna II vendette al nobile Petraccone Caracciolo la terra di Brienza per 1000 once
d’oro. Il maniero, da quel momento, prende nome dalla famiglia Caracciolo, che sono stati feudatari
(marchesi) di Burgentia fino al 1875, anno in cui Giulia, non avendo eredi, lo donò al nipote Luigi
Barracco. Gli Angioini prima e i Caracciolo poi ampliarono il maniero normanno e gli diedero l’attuale forma e dimensione.
Il versante esposto a ponente presenta una serie di finestre disposte su due piani, sul lato opposto
(levante) si notano le tre torri: quella circolare posta a nord-est –laddove presumibilmente sorgeva
il mastio longobardo-, quella semicircolare al centro della cinta muraria e quella quadrata, di
epoca normanna, posta più a sud quasi a ridosso dell’ingresso principale al di sopra e a guardia
della piazza d’armi.
Progressivamente assunse forma più articolata, perse il peculiare carattere difensivo ed accentuò
quello di residenza signorile.
Nel XVI secolo il “Mastio”, per volere di Marcantonio Caracciolo, fu trasformato in carcere.
Una consistente ristrutturazione fu voluta dal marchese mecenate Don Litterio Caracciolo nel XVIII
secolo. Anche se la leggenda attribuisce al castello trecentosessantacinque stanze, i vani effettivi
erano circa quaranta suddivisi su tre livelli e su due alee. L’appartamento del marchese Litterio era
posto al secondo livello dell’ala di levante, mentre gli ambienti del livello prospiciente la corte
erano utilizzati per i magazzini. L’ala di ponente vedeva la presenza di ambienti seminterrati, di cui
uno attualmente visibile. Mentre gli ambienti posti al livello superiore erano suddivisi in un grande
salone per le adunanze e in spazi destinati alle cucine. Infine, il secondo livello era suddiviso in vari
piccoli ambienti che ospitavano la servitù e la piccola guarnigione del castello.
Il maniero fu parzialmente distrutto dal terremoto del 16 dicembre 1857 e, dopo il Barracco, nei
decenni successivi ebbe vari proprietari. Agli inizi del XX secolo, dato lo stato di abbandono ormai
sopravvenuto, il castello iniziò ad essere adoperato come una vera e propria cava da cui ricavare
materiale utile per altri scopi.

7° tappa: Area insediamento antico

In questa zona posta nell’attuale borgo medioevale sorgono i ruderi del primo insediamento di Brienza
risalente al VI/VII secolo d.C., questo versante del colle esposto a mezzogiorno offriva una posizione ideale per un insediamento umano infatti era nascosto alla vista di coloro che transitavano nella vallata
sottostante, che si apre ai piedi dell’altro versante del colle , ben riparato dai venti e naturalmente difeso
dal torrente Pergola che scorre ai piedi del colle e dalla parete ripida e boscosa della montagna che si
affaccia sulla riva opposta del torrente. Qui sorgono anche i ruderi della casa natale dell’illustre giurista
nonché eroe della repubblica napoletana Francesco Mario Pagano. Dopo l’XI secolo a causa del notevole
aumento della popolazione l’insediamento si spostò anche sul versante opposto del colle.

8° tappa: chiesa San Martino- contrada Trucedda

Nella zona attualmente denominata Trucedda sorse il primo nucleo dell’insediamento antico, come
testimoniato anche da reperti venuti alla luce in seguito ad alcuni scavi archeologici effettuati nella zona.
Nell’VIII/IX d. c. secolo in quest’area venne edificata la chiesa dedicata a San Martino. Di questa chiesa sono giunte a noi soltanto le mura perimetrali e il campanile, in quanto se bene la struttura fosse rimasta quasi intatta dopo il violento sisma del 1857 che distrusse quasi completamente le abitazioni circostanti, la chiesa fu distrutta da un incendio provocato da un fulmine entrato dal campanile che causò anche un decesso e gravissime ustioni alle persone presenti durante la celebrazione domenicale della messa nell’anno 1942. Il sisma del 1980 provocò ulteriori danni e crolli dando alla struttura l’aspetto attuale. A causa di questi luttuosi eventi la chiesa, o per meglio dire ciò che ne restava, fu sconsacrata e abbandonata. Al di sotto della pavimentazione della chiesa sono ospitate le terre sante (fosse cimiteriali) che ospitano ancora molti resti umani. Risalendo la chiesa al periodo medioevale presenta il tipico orientamento est-ovest. Nello spiazzo antistante all’ingresso della chiesa si svolgeva fino agli anni 40 un mercato di utensili e prodotti agricoli.


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